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306 il secolo che muore


— Non ci ho pensato davvero, perchè di morire in una maniera o nell’altra a me importa poco, e non mi era mai caduto in mente di averti compagna nella morte: ho sentito dire, ed anche ho letto, di veleni di cui una gocciola basta per fulminare, non che un uomo, un bue, e certa volta si narra due amanti versarono non so bene quale acido, se prussico od idrocianico, dentro un cannello sottilissimo di vetro; quando vollero uccidersi se lo introdussero in bocca metà per uno, co’ denti lo ruppero e in un attimo morirono entrambi l’uno nelle braccia dell’altro.

— fortunati! Quanta invidia io vi porto.

— Potremmo rimediare... forse.

— E come?

— Ecco, io non saprei dirti il perchè, certo giorno mi prese vaghezza di fare provvista di oppio. Tu sai come agli speziali sia vietato vendere oppio od altri tali veleni senza la ricetta del medico; se lo facessero cascano in pena; ora, quello che agli speziali è proibito si concede ai droghieri, i quali possono venderti impunemente tanto veleno da attossicare una città; ricorsi pertanto a droghiere amico, che senza ostacolo mi vendè mezz’oncia di morfina,

— E l’hai teco?

— L’ho.

— Ecco il fatto nostro; mostramela, la voglio vedere.