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304 | il secolo che muore |
— E se nel frattempo ci rovinasse sopra la per sedizione degli uomini?
— Allora avviseremo; che necessità vince consiglio.
— Bene.
— Un’altra cosa, Omobono, ho da dirti; dammi la mano e senti se la tua Amina trema... hai tu pensato al modo di darci la morte?
— La è presto fatta; tu appunti una pistola alla mia tempia; io alla tua; spariamo; la soglia della vita è passata; ci troviamo nella eternità.
— No, no, no, proruppe Amina spaventata; a questo non consentirò mai io; il mio cranio in pezzi... il mio cervello in brindelli appiccicati al muro, come un avviso di vapore in partenza: gli occhi, schizzati fuori della fronte, giù penzoloni per le gote, i denti sparsi su la terra come granturco pei polli... io diventata oggetto di ribrezzo; forse di scherno... ma questo è terribile... ma questo, non pure crudele, è villano...
— Ebbene, via, invece del capo, vuoi tu che ci spariamo la pistola al cuore?
— Ma che ti pare! Tu, Omobono, verresti ad ammazzarti due volte, perchè il mio cuore è pieno di te, e dove ti mise amore non ti ha a cacciare via persona, ne anche tu.
— Allora non ci vedo altra via che pigliare una barca, andarcene in alto mare e affogarci.