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capitolo xviii. | 303 |
— Ma, Amina, hai tu pensato che andando a confessarti tu palesi il tuo proponimento al confessore?
— Io confesserò i peccati commessi, ma quelli che sto per commettere non hanno bisogno di confessione.
— Dimque tu hai peccati sull’anima che ti preme cancellare per via dell’assoluzione?
. — E chi non ha peccati? Non ne andarono esenti ne manco i santi. Che disse Gesù a cui gli domandava se avesse a perdonare sette volte? Tu perdonerai sette volte sette.
— Bisognava che Gesù pigliasse moglie, per vedere se sarebbe stato sempre del medesimo parere. Ma quali peccati puoi avere tu?
— Li ha da udire il sacerdote, non il marito; molto più che io potrei credere peccati certi atti, pensieri, omissioni che poi non fossero: sta al confessore definirli.
— Ed il proponimento di darti la morte non giudichi peccato mortale?
— Sì, ma di questo chiederò perdono a Dio nell’altro mondo, e confido nella sua misericordia, perchè amore me lo fa fare, e Dio mi sta nell’anima come principio e fine di amore.
— Lasciamo questi pelaghi; quanto tempo ti ci vorrà per apparecchiarti alla buona morte?
— Non saprei... tre... cinque.