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vivere mio, già troppo amare, non mi fingere disamorato per trafiggermi... tu sei giovane... e tu bella... ho pensato che qualche giorno, rimanendo in vita, possa sorgere meno fosco per te: la fortuna muta...

— Ma non il cuore di donna innamorata, nè di moglie virtuosa. Vissi: non si misura la vita col lunario. Quando tutto provammo e tutto godemmo e tutto soffrimmo, la vita è compiuta. Tale in un battere di palpebre vuotò intera la coppa della vita che altri in ottanta anni non ne bevve mezza. Ad ogni evento, a morire basto sola.

— Amina, esclamava Omobono, vie più stringendosi l’amata donna al cuore, tu coll’aprirmi interi i tesori della tua nobile anima mi consoli con tanta dolcezza, che se potessi incontrare la morte la bacerei in bocca e le direi: tu sola sei amica.

— Va bene; ma ora che abbiamo posto in sodo questa suprema risoluzione, Omobono mio, concedimi che io ti domandi se veramente tu hai pensato che sia necessario il morire?

— Sì; innanzi tratto io mi sento così stracco, così rifinito di forze, che, anco potendo, non vorrei continuare questo sazievole viaggio; ma il fatto sta che non posso; vedi! come quando porgendoti il portafogli, perduto l’equilibrio, ebbi a cascare nel lago, adesso mi trovo sbilanciato su l’orlo della vita. Considera i segni della notte che m’investe: di minuto in minuto il buio s’infittisce: il cielo mi si