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capitolo xviii. 297


cameriera messa a parte del segreto (se cosa confidata a femmina, ovvero a simile generazione femmine quali Elvira e la cameriera erano). La Elvira insomma scriveva che posta giù l’ira, il suo cuore non aveva sofferto lasciare in abbandono la figliuola prediletta in tanto estremo; annunziava peggiorate a dismisura le condizioni del caso; dichiarato il fallimento della ragione Boncompagni; il vecchio Omobono preso sul punto che tentava troppo tardi salvarsi in Isvizzera e tradotto in prigione; il mandato di cattura del giovane Omobono trasmesso ai giandarmi, che lo cercavano seguendone le orme. Il signor Egeo averle confidato che il commesso, cui Omobono costituiva suo procuratore, passato con armi e bagaglio dalla parte dei creditori, aveva fatto toccare con mano col confronto dei libri delle due ditte lui essere stato la causa principale della rovina; quando pure Omobono potesse scolparsi, in mal punto lo tenterebbe adesso e invano; il meglio per lui sul momento cansarsi: si manderebbe per Amina, che Egeo condurrebbe alla chetichella a Locarno presso una sua parente; col tempo si provvederebbe meglio, e forse si assetterebbero le cose: risposta sollecita, che qui davvero lo indugio pigliava vizio.

Omobono, tostochè ebbe letto la lettera, scese da cavallo, chè preso da capogiro temè stramazzare, ed avvoltosi la briglia intorno al braccio continua