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296 | il secolo che muore |
modo da non poterti, volendo, ritrarre; a bruciare le navi saremo in tempo sempre: certo, tu buono, tu quanta onestà vive nel mondo, perversissimo l’avo, ma per dichiarare la tua innocenza bisogna che tu passi sopra il corpo di lui: scansiamoci di qui, dove forse più che non crediamo ci conoscono, procuriamoci più sicure notizie, delibereremo poi con piena cognizione di causa.
Ora il partito di recarsi a Milano era nuovo nell’animo di Omobono: sorto improvviso dallo impeto della passione, non aveva avuto tempo di mettere le barbe, però non riusciva arduo all’Amina farglielo mutare; decisero dunque trasferirsi cautamente su quel di Genova e quindi attendere gli eventi. Trasferironsi a Nervi, e colà presero stanza presso certa vedova discreta, che teneva casa elegantemente accomodata sopra la riva del mare.
Le cure non si fuggono a cavallo, chè teco salgono in groppa e ti accompagnano da per tutto, dice il proverbio, e parla d’oro; difatti ci arrivò Omobono con la febbre in corpo di avere notizie da Milano: spedirono pertanto uomo a posta a Genova per pigliare le lettere, e quando gli parve ch’ei potesse essere di ritorno, senza avvisarne Amina, gli mosse incontro a cavallo; trovato l’uomo a breve distanza da Nervi, quegli senza sospetto gli consegnò le lettere, dacchè le lettere fossero due, e ciò pel motivo che la Elvira era stata dalla