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capitolo xviii. | 279 |
ovvero ancora i propri amori si confidassero, perchè Dio trasfuse in tutto il creato senso di amore, e quindi parlano di amore le fiere, le piante e i sassi... Lettore! Per amore di Dio passa in punta di piedi e non destare il poeta.
Il cielo è innamorato di sè, ed ha ragione; egli adopera la piana superficie del lago di Como a mo’ di uno immenso specchio della fabbrica di Murano, per contemplarvisi dentro ed esultare. Narciso immortale, nell’orgoglio della propria bellezza: per servire a Dio sarebbe povera cosa; Dio, quando vuol guardare la propria immagine, piglia l’oceano, dove si affaccia procelloso tra i fulmini. Ma se il cielo non ama il lago, il lago ama i figli del cielo: il sole, la luna e le stelle; ad ogni dichiarazione di amore che gli faimo con parole di luce egli risponde con sorrisi di luce; perchè anch’egli con l’affetto possiede potenza di fosforo per significarlo. Verso sera, dalla parte di occidente la luce si tinge di vermiglio, e richiama al tuo pensiero la donna innamorata, che pudibonda e lieta si accosta al talamo dello sposo che l’aspetta. Qui le rugiade inebriano più del liquore della vite, imperciocchè penetrino nei pori del tuo corpo madide del canto dell’usignolo e dell’odore del fiore di arancio (lasciatemelo dire, domani me ne confesserò al curato della parrocchia di Pondo).
Venere dea ebbe delubri ed are a Cipro, a Rodi,