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278 | il secolo che muore |
trovò Prospero; così, in grazia del Volta, in meno di un’ora seppi il tracollo di Luigi Napoleone bandito senza neppure la grandezza di Ottone, che incominciò col tôrre la vita ai francesi e finì col chiedere a loro la elemosina di un voto, e in due minuti mi dà notizia il nipote che viene a tenermi compagnia a desinare da Livorno... però il telegrafo non sempre è messaggero di liete novelle, ed io lo so: non importa; benedetto sempre, imperciocchè ad ogni modo egli abbrevi la incertezza, tortura vera dell’anima: un colpo e via: a testa tagliata non dolgono i denti.
Ma più che tutto mi pena ad avermi a strappare dalle dilette lusinghe della natura, di quelle delle Sirene più poderose assai, poichè queste è fama che allettassero unicamente con la voce, la quale scende per le orecchie al cuore, e a ciò si rimedia, secondo lasciò scritto Ulisse, con un po’ di cera, e al bisogno può bastare anche il cotone, ma la natura, oh! la natura ti agguanta per tutti i versi; in vero, o come farò a salvarmi dall’aure felici, dalle brezze vitali, dai venticelli soavi, che spirano dai colli e dai rivi di questa terra incantata? Qui sempre limpide le acque, qui sempre verdi le piante, che mormorano sempre fra loro come se si raccontassero i casi di amore che nascosero con l’ombra dei rami, o trasportarono lontano sopra il dorso, ovvero alternassero i presagi degli amori avvenire