Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
26 | il secolo che muore |
cuore era passato il freddo di ben ventiquattro inverni.
Donde mai l’andò a scovare la nostra Elvira? Dal limbo forse? Dal purgatorio? Scappucciatevi e riverite. Elvira, la quale talvolta si sentiva pungere da un bruscolo di carità nel cuore, come da un bruscolo di paglia negli occhi, visitando gli infermi all’ospedale, la rinvenne quivi giacente in balia di una Dea.... Per guarirla non ci fu altro rimedio che raccomandarla a un Dio, il quale, trasfondendosi in lei, le ridonò salute. Presela in casa, la rimise a nuovo, e così bene le venne fatto che insuperbì di cotesto restauro, e sulle prime caldezze si decise di darla ad intendere per figlia; pensandoci meglio non ci trovò il suo conto: cugina era poco: si fermò a nipote, figliuola di non so, e non lo sapeva ne anch’ella, qual fratello, morto alla battaglia di Novara; così le parve che stesse a pennello; del resto va da sè, che la fanciulla era nubile e partecipe dello attributo largito da Maometto alle Uri, voglio dire di rinnovare la propria verginità ad ogni quarto di luna.
Adesso che da me sono state descritte le nuove dramatis personae, sta a loro uscire dalle quinte e recitare la parte.
Le cose della ragione di Omobono Buoncompagni e C. andavano troppo peggio che zoppe; a tenerle su ritte non era bastato il barbacane dei