Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore III.djvu/272

270 il secolo che muore


Allora, caso mai qualche avventato o qualche maligno avesse tolto argomento dalla tua assenza di calunniarti, non solo avrà a ricredersi, bensì a darti lode di cortese e di pio, come quello che aborri aggravare il padre di sua madre, amara stretta alla quale non avresti potuto sottrarti restando.

Ho detto, ed è vero, che per vincere Omobono Amina non adoperò blandizie, nè lacrime; però, più che tutto, a fermare la mente incerta di lui valse la risoluzione da lei palesata in modo assoluto di volerlo accompagnare dovunque ei si conducesse, considerarsi ormai sua moglie, e quindi per debito di religione e per affetto obbligata a seguitarne le fortune. Omobono, in adorazione davanti a lei, le baciava le mani e quasi benediceva la sventura che lo aveva colpito, come quella che gli rivelava tanta parte della divinità della sua donna: non era avvezzo udire amore a favellare così nobile linguaggio; gli parve essere diventato maggiore di sè; quasi si sentì crescere l’ale dopo le spalle; quasi credè abbracciato con lei volare su e giù per le sterminate volte dei cieli.

Il Nassoli si condusse la domane per tempo al banco di Omobono; lo rinvenne chiuso; tornò più tardi e con fortuna niente migliore; all’ultimo, verso