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capitolo xviii. 265


disputatori, controversisti e avvocati, imperciocchè veruno di loro avrebbe potuto reggere il paragone con Amina; voi l’aveste udita vi sareste persuasi a un tratto com’ella avrebbe fatto la barba, non che ad altri, a Demostene. Tutto ella seppe mettere in opera per tirare Omobono ai suoi voleri, quanto il sofisma escogita di più sottile, la dialettica di più strignente e la logica di più calzante. Che se alcuno volesse sapere chi le fu maestra nella eloquenza, io glielo dirò senza ambagi; la natura, suprema educatrice degli animali che hanno discorso di ragione; in vero, se l’arte (lo certifica il Dante) è nipote di Dio, gli è manifesto che deve avere avuto per madre la natura: ora, se tanto l’arte potè, creando università, studi, licei, ginnasi, Giovanni Lanza ministro d’istruzione pubblica, ed un armento di docenti, o perchè la natura non potrà fare senza tante invenie quello che l’arte in grazia dei suoi molti trovati appena può? Forse Orfeo frequentava le scuole dei reverendi padri gesuiti? fu visto Omero col cartolare a tracolla recarsi alla lezione dei non meno reverendi padri Scolopi? Natura si passa molto bene dell’arte, ma arte non può fare senza natura.

A cui natura non lo volle dire...


con quello che seguita.

Una volta sarebbe stato concesso credere che Amina inspirasse Mercurio, il quale, fra i vari suoi