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capitolo xviii. 255


Se ladri ci sono stati, non li dovete cercare in mia casa.

E l’avo cortese di rimando:

— Dammi un sigaro... grazie: — lo accese e dopo due o tre boccate di fumo prosegue: — Se ti ostini a rimanere noi sdruccioleremo di conserva in galera, mentre nel modo che ti propongo io tu te ne andrai a godere la tua bella libertà e forse la stima di nuovi cittadini che la Provvidenza rimetterà nelle tue proprie mani come una vigna da vendemmiare: io certo rimango per le peste, ma ho per fede che la canapa per la fune che ha da impiccarmi fin qui non sia stata raccolta.

— Insomma, io, innocentissimo di tutti questi pelaghi, dovrò essere sagrificato come vittima espiatoria?

— E se non fosse così dove sarebbe il tuo merito? I rei si puniscono; gl’innocenti si sagrificano. Diavolo! È distinzione elementare. Chi fu che si sagrificò per le colpe del genere umano? Gesù Cristo, bene altramente immacolato di te...

— Ma io non sono Cristo, nè lei il genere umano.

— Certo, a rigore non concorrono i termini della comparazione, io l’ho detto così per via di esempio: ad ogni modo accetta di buona grazia la parte che io ti faccio e non ne parliamo più, che non ho tempo da perdere. — E qui tre e quattro boccate di fumo una dietro l’altra.è