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240 | il secolo che muore |
loso un cartolare per coprirsene il viso, ma fu brezza sulla fiamma, riprese in breve balia, e mettendo le mani avanti esclamò:
— Chi ha usanza di questi luoghi conosce come il delitto pigli sempre per sua druda la sfrontatezza.
E cotesta fu una sfrontata provocazione. Perchè gli accusati non raccattarono il guanto e non lo lapidarono sotto un nugolo di vituperi? Arduo sempre conoscere le cause intime delle azioni umane; per me giudico li trattenesse il ribrezzo di far conoscere avere sofferto compagno ad impresa, ch’essi reputavano magnanima, uomo così abietto; nè a dissuadermi da simile pensiero giova punto sapere che non tutti in cotesta congiura sentissero altamente; anzi ci si annoverassero contaminati da non poche brutture parecchi, imperciocchè gli esempi sieno contagiosi così nel bene come nel male, e la vista della virtù abbarbagli di stupore anco i corrotti — quantunque per poco. La storia porge spesso testimonianza di fatti simili a questi; Tacito ne registra alcuni nel quindicesimo degli Annali, dove narra la congiura pisoniana contro Nerone. «Plauzio, egli scrive, fu il secondo a morire... arraffato, e dove si giustiziano gli schiavi ammazzato da Stazio tribuno, uno dei congiurati, non lo scoperse e non fiatò»; più oltre, con maggiore conformità al caso nostro: «non potettero più frodare