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232 il secolo che muore


tura et reliqua. Comeccliè ci si vedesse appena, Zaccaria sbirciò gremite di gente le finestre e da un abbaino del tetto del palazzo della giustizia gli parve vedere, e vide certo, la sua moglie, il vecchio padre e i figliuoli con le mani rivolte verso il cielo: allora si sentì preso da un grande sdegno contro la moglie e il padre, e li sgridò a voce alta: togliete di costà i miei figliuoli; non sono gli occhi che contaminano l’anima con la vista delle opere scellerate? Scorse eziandio la gente spessa e stipata, quasi convenuta a mirabile spettacolo, scansarsi appena se spinta dall’urto dei cavalli o percossa da piattonate; chi commiserava al condannato e chi malediceva gli accompagnatori; altri alla rovescia; i più imprecavano a quello ed a questi; imperciocchè la razza umana si senta per natura proclive piuttosto a maledire che a benedire; tra la folla si aggiravano donne e fanciulli urlanti a squarciagola: «acquavite!» Sopra gli altri infesto un brutto servo di Dio, che aveva il viso bucherellato come un vaglio e gridava: «ti rideccolo il bruttino con le ciambelle uscite di forno ora!» In campo aperto ecco comparire la forca, disegnata in alto a modo di porta egiziana, per entrare di posta in paradiso: arnese ingenuo, signori miei, strumento semplice come hanno ad essere le macchine dai buoni ingegni immaginate e costruite; due travi su ritti a certa distanza, un altro in cima a traverso, in mezzo la