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188 il secolo che muore


stianto: quelli più che nelle armi pongono speranza nello intelletto; questi più che nello intelletto nelle armi: i primi operano a cielo aperto con la parola e con gli scritti, e come alla Musa chiesero un giorno la patria, e l’ebbero, così adesso implorano libertà dalla scienza e dalla virtù, dannando agli dei infernali la miseria e l’errore; gli altri non respingendo simili partiti, esito più sicuro si aspettano e meno tardo dall’opera delle mani: quindi, ragni indomati, eccoli a rinnovare la fiera tela delle cospirazioni; armi apparecchiano e munizioni; provvedono danaro; si visitano nelle tenebre, con le speranze si esaltano, con le minacce e con le pene, se occorre, paventano; niente li atterrisce, perchè il pericolo contiene in sè qualche cosa d’inebbriante; e il martirio esaltando gli spiriti novera a migliaia gli eroi; di nulla patiscono difetto, perchè reputano gloria levarsi il pane dalla bocca per darlo alla libertà: niente li trattiene, perchè per loro il coltello è materia al sacramento di morire combattendo la tirannide: si danno, per così dire, scambievolmente la disciplina con due flagelli del pari laceranti, comecchè uno composto di odio e l’altro di amore. Le astrattezze di costoro, che appaiono a primo aspetto più che divine, dove avvenga che trovino ostacolo diventeranno meno che umane; non aborrita la insidia; santificato il tradimento; tutte le sètte così; e Roma, perpetua setta, non tuffò il pugnale nell’acqua santa?