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capitolo xvii. | 179 |
potrei io dire al re? Come giustificarmi di faccia all’opposizione?
— E che cosa è questa opposizione, che sembra darle noia?
— Ecco, nel Parlamento intervengono sempre due signore, una attempata e pingue come avvezza a non lasciarsi patire; l’altra più giovane e mingherlina perchè esposta a digiuni non comandati; la prima fa il mestiere di dire sempre sì; la seconda al contrario quello di dire sempre no.
— Ho capito, una specie di suocera e nuora; ho indovinato?
— Giusto, così a un dipresso com’ella dice.
— Non le si dà retta e si tira innanzi pel nostro cammino.
— Circum circa è quello che vorrei fare sempre io, ma qualche volta non riesce, e qui sta il guaio dei governi costituzionali; ma, per tornare al nostro proposito, il servizio che posi per patto alla promozione del suo signor marito egli potrebbe renderlo, ed io lo so... veruno lo sa meglio di me; e conoscendolo in facoltà di farlo, dalla sua renitenza arguisco il mal volere. Un partito, mia signora, o piuttosto una setta quanto debole di numero, altrettanto potente di scelleraggiae e di audacia, cospira a mettere sottosopra l’ordine sociale e rovesciare la monarchia: importa spengere il male nei suoi primordi: ora, il suo signor ma-