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capitolo xvii. | 161 |
— Ubbie! Da quando in qua si è sentito dire, che il diavalo dia ai dannati seimila lire di pensione all’anno, oltre quello che fa la penna, e la croce per giunta? — Bazzica i santi il diavolo?
— No.... sono questi che consegnano la loro anima nelle mani al diavolo.
Il Vinneri avendo fatto con molta arguzia notare come l’uscita di Fabrizio dal ruolo degli avvocati gli era stato un togliere il dente alla vipera, riuscì a mantenersi nell’ufficio, dove non procedendo diritto (che simile facoltà non si confaceva alla sua complessione), bensì dando un colpo al cerchio ed un altro alla botte, potè barcamenarsi.
Troppo più duro stato ammanniva la fortuna a Fabrizio. Tutti gli si rovesciarono contro, così buoni come tristi; i buoni, per pietà dello strazio che loro pareva venisse fatto della morale pubblica da esempi tanto abominevoli; i tristi, perchè il pane quotidiano che implorano recitando il paternostro sia l’avvilimento altrui, non già che nella vilezza universale si stimino di più, bensì perchè si disprezzino meno. Calunnia è pei buoni mal comune mezzo gaudio; che i furfanti al male altrui sentano ricrearsi vero è pur troppo; vive una gente nel mondo, la quale reputa i dieci comandamenti insulti fatti alla sua libertà di coscienza, e quelli che li osservano aguzzini inviati per angustiarla. Il misero uomo beveva l’obbrobrio nell’aria; gli