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capitolo xvii. | 151 |
gl’impiegati stieno sempre corti a quattrini; le punte dei piedi della miseria ne urtino continuamente i calcagni, allora si maneggiano meglio, li troviamo più pieghevoli... più disciplinati. I contribuenti brontolano: brontolino, purchè paghino... e poi essi hanno meno cervello dei passerotti: quello che assorbo io con la tromba delle imposte, o lo Stato non rende a loro in forma di pioggia? E gli operai? Oh! questi sì che meriterebbero la frusta quando mi lacerano a cagione, dicono essi, delle improvvide spese... fare e disfare non è tutto un lavorare? E se facessi sempre bene non lavorerebbero meno? Avanti... avanti, e voghi la galera.
E qui, rinnovata la solita fregatina alle mani, attese ad altri affari.
— Caro Fabrizio, diceva il Vinneri stringendo in ambo le sue mani la destra del genero, questa fu per me la più bella giornata della vita.
— Me ne rallegro con voi, e potrei...?
— Anzi, sono io che ti prego di starmi a sentire, e mi corre l’obbligo informartene, perchè si tratta proprio di te.
— Di me?
— Appunto: stamane per faccende di ufficio ebbi una conferenza col presidente del Consiglio dei mi-