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capitolo xvii. | 149 |
esclamò: Ecco una colonna a cui si appoggia la salute della società! Ecco una delle àncore alle quali si affida la sicurezza dello Stato! Certo cotesti uomini meriterebbero essere gettati dove si calano le àncore, all’opposto li paghiamo, fìngiamo rispettarli, onde altri li rispetti... Se un ciarlatano comparisce su la fiera, via di rincorsa; e che fa egli, il povero ciarlatano? Vende zucca per balsamo, mentre costui ministra veleno invece di giustizia... provate a mutare se vi riesce... e se tu provassi! Mi guardi Dio da siffatte tentazioni! Smovendo un mattone mi rovinerebbe sul capo tutta la volta; e sia, ma la volta così sconquassata per quanto starà ferma al posto? Che importa a me? Quando sarò morto caschi il mondo... La razza umana non vale la corda che la impicchi!
Anche Fabrizio, lo ricordate? aveva esclamato così dopo la difesa di Felicina.
Al fine delle sue parole, un nodo di tosse colse il ministro così impetuosa, che nello sforzo gli saltò fuori delle gengive la rastrelliera dei denti finti che vi stava raccomandata. In questa appunto ecco aprirsi la porta ed entrare in fretta il ministro di grazia e di giustizia: era già presso al presidente, quando questi con cenno e con voce lo fermò gridando:
— Non venite oltre... non vi movete... o mi rovinate...
— Io? che novità sono queste?