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148 | il secolo che muore |
— In coscienza...
— E dai con la coscienza! Non sarebbe forse un dente che le dolga, poichè ci batte tanto spesso con la lingua?
— Presidente, per ora le basti; mi lasci vedere quello che saprà fare; solo che trovi nel giovane un terzo di quello che mi assicurò V. S., viva tranquillo, la sua fortuna è fatta.
— Ne parlerò a Fabrizio... non dissimulo che sperava V. E. più generosa meco.
— Ed io m’ingegnerò col ministro di grazia e giustizia... però non taccio, che l’avrei creduto più ragionevole.
— Più ragionevole! Ma veniamo al finocchio... come con lo stipendio di sostituto può mantenersi con decoro una famiglia?
— Quando — e qui il ministro toccò coll’indice una cassetta sopra la quale si leggeva scritto: fondi segreti — quando si sa e si vuole rendere servizi utili, la paga si aumenta a beneplacito.
— Oh! scusi, eccellenza, me n’era dimenticato.
— Presidente, la sua conversazione è piacevole quanto istruttiva, ma le noie dell’uffizio mi costringono senz’altro a dirle addio.
Appena costui fu uscito dalla stanza, il ministro