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128 il secolo che muore


Fabrizio e il Vinneri la cosa andasse tra galeotto e marinaro, certo è però che entrambi fecero il conto senza l’oste; imperciocchè il socero, avendo tastato il futuro genero sul modo di rizzare su casa, questi gli spiattellò trovarsi corto a quattrini, non volere toglierne in presto dal fratello, e non potere acconsentire che per lui i genitori menomassero la sostanza domestica: avrebbe sopperito co’ quattrini della dote. Eccoci al Rubicone. La Bianca lì presente sentì darsi un tuffo al sangue; il presidente cominciò con un: Caro mio — nel suono della più dolce melodia, che mai posero natura od arte sopra labbri mortali; — proseguì, stringendo le mani del genero nelle sue mani di socero, quasi in due manette candite; — chiamò con tutte le potenze dell’anima due lacrime su gli occhi, ma queste fecero orecchi di mercante e non ci vollero andare, — e dopo siffatti esordi gli sparò lì a brucia pelo che la dote della Bianca, di natura eterea, siccome lei, erasi svaporata nell’universo.

Durante cotesto colloquio parve a Bianca essere stata confìtta a domicilio coatto in cima all’Ecla, che è un vulcano in Islanda sopra un monte coperto di neve sempiterna, perchè con vicenda assidua ella trapassava dal ribrezzo alle caldane; nèe anco San Lorenzo si sentì rosolito dai carboni ardenti come Fabrizio dagli sguardi della cara fanciulla innamorata, finchè ei si tacque. Ora dunque