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120 | il secolo che muore |
poi lo vide sboglientito, chiappata la palla al balzo riprese:
— O che siate benedetto, chi mai vi ha consigliato a sciupare il vostro ingegno in isteriche fatiche? Crimen non dat panem, dichiara pure l’antico proverbio del fôro. Furti pernici, omicidi anatre, falsi accegge, avvelenamenti fagiani, non toccano a voi: per voi sono i furti storni, accusati gheppi, insomma da rompercisi i denti a masticarli; e poi, o come si fa a confondersi co’ giurati? Questi bottegai si sono impancati a recitare da giudici in onta alla legittima magistratura. Figuratevi! Per costume vecchio essi non usano mai dare agli avventori la libbra di dodici once con le proprie; ora, parvi possibile che vogliano smettere il vizio con le bilance della giustizia? Gente capace a scambiare Puffendorfio con un’isola, Catilina con una benemerita; a scrivere Francesco coll’acca, la Italia col g; gente incapace a fare un o con la canna. Dove siete ito, Dio vi perdoni, a sciorinare eloquenza e dottrina? Tanto voleva dare la crema con la vainiglia ai bufali. Con costoro non si sa mai il punto di coltura; se per caso hai pestato su i calli al presidente dei giurati, impiccati, il tuo cliente è sicuro di sentirsi arrandellata tra capo e collo una sentenza capitale senza circostanze attenuanti; — se non offristi il braccio alla sua moglie quando usciva di chiesa, o non facesti ballare la figliuola al fe-