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capitolo xvii. | 119 |
aveva votato contro l’altro tutto il turcasso delle quadrella di Amore.
Il Vinneri, il quale, comecchè talvolta bestemmiasse per lo spasim.0, pure non cessava di tenere un occhio al gatto e l’altro alla padella, fra se ebbe a dire:
— E’ pare che la girandola pigli fuoco.
Fabrizio, com’è da credersi, tenne la parola, forse più spesso che non conveniva, ma padre e figliuola fecero finta di non se ne accorgere. Fra le tante, una volta, trovandosi solo a canto il letto del Vinneri, questi prese la mano al giovane, e strettagliela amorevolmente gli disse:
— Caro Fabrizio, le cure affettuose che vi date per me mi famio sentire più amara la infelicità di essere privo di figliuoli, ma poichè a ragione vi amo e tengo in luogo di figlio, non posso tacervi alcune considerazioni, che mi sono venute in mente pensando ai casi vostri. Perchè, ditemi, avete cessato di frequentare i tribunali? Perchè dopo la prima arringa, che vi fruttò tanto onore, vi siete ammutito? Donde questa deplorabile accidia a cui vi siete abbandonato? Non me lo nascondete, apritevi a me come a padre....
Ed anco qui sarebbe stato sufficiente stimolo di molto minore, perchè Fabrizio stranamente commosso prese a vomitare vituperii su i giurati a bocca di barile; il presidente lo lasciava dire, quando