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capitolo xvii. | 117 |
perchè non è quadro, e se diventasse quadro arrangolerebbe a restituirlo tondo.
Così dopo avere vagellato un pezzo, uggito fino alla morte, messo da parte il presidenziale decoro, chiamava la serva, e per ammazzare il tempo si adattava a giocare a briscola con lei.
Mentre però egli stava per buttarsi via come disperato, ecco la fortuna parargli davanti il fatto suo. Certo di, mentre scende le scale umide e melmose del pretorio, gli accade di mettere un piede in fallo e dislogarselo ad un tratto; le avrebbe ruzzolate fino all’ultimo scalino, se per sorte, trovandosi li presso Fabrizio, con mani pronte non lo agguantava tenendolo su ritto; poi con lo aiuto di altri lo mise in carrozza, volendo ad ogni patto accompagnarlo a casa, dove presolo in quattro lo adagiarono sopra il letto. Chiamato il cerusico, dopo tastata la parte, giudica non grave il caso, trattarsi di semplice lussazione guaribile di leggeri: intanto non si muova l’infermo; rinnovino al collo del piede fomente diacce di acqua saturnina; ripasserà più tardi per vedere se ci fosse caso di applicare le mignatte; e a rivederci.
Fabrizio, nel prendere commiato dal presidente, chiese licenza di tornare a informarsi della sua salute, e questi prontamente:
— Caro avvocato, se io le dicessi sarà per sua grazia, direi poco e male, ella mi farà proprio una