simo, però che egli ponesse a parere quello che non era la pazienza industre di cui la natura si mostra liberale alle creature peggio complessionate. Lento il passo, la sembianza grave — i bufali non ridono mai, — la favella tarda, come frequenti sopra le labbra di lui le parole: ci penseremo, esamineremo, gli è un caso momentoso; e vuoisi considerare ad trutinam, e via discorrendo: nel suo studio da per tutto libri, e di carte una catasta: però queste ciumierie a cui le guardava pel sottile palesavano la sua inane ed improvvida furberia, imperciocchè ti venisse fatto di scorgere improntata in varie guise la forma del gatto di casa sopra lo strato di polvere che vi era caduto. Strana condizione! Non lo amava persona, e tutti accoglievano volentieri costui: prima di salire i gradini davanti la porta del tribunale, egli soleva levare le ciglia in su per mirare da quale parte piegasse la banderuola per regolarsi; nè punto lo celava, al contrario soppiattone in ogni altra cosa, procedeva aperto in questa, affermando che il magistrato è appunto come il cane, latra e morde per chi gli butta il pane. La giustizia distributiva da lui s’intendeva a questo modo: fra il governo, che di presente teneva il mestolo in mano, e i privati, sempre torto ai privati; tra nobili e ignobili, i secondi sempre condannati nelle spese; fra ricchi e poveri, non si sentiva il cuore da innovare l’an-