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più animoso assai di Colombo, che si avventurò sa cotesto oceano di rupi, di tenebre e di ghiaccio, non già per iscoprire un nuovo mondo, bensì per trovare lo straniero, il quale, scansate le chiuse di Susa, scendesse libero a calpestare le terre italiche e a spartirle col papa1. Penso all’altro prete, e questa volta è il maggiore, che per cupidità trae fino in Francia, e quivi, genuflesso nella polvere, supplica Pipino, ai danni della patria, con le medesime smaniose preghiere che Volunnia pagana adoperò già verso Coriolano, affinchè non la guastasse2. Non gli bastando una volta, lo chiama la seconda, e dubitando che alla sua voce obbedisse, non repugna dalla brutta impostura di fargli scrivere lettere di esortazione e di minaccia dallo stesso S. Pietro, proprio di paradiso3. Ciò dalle Alpi Cozie, dalle Rezie peggio; di qui calò Ottone alla ruina di Berengario re d’Italia, pei conforti del prete dissoluto4, che il marito oltraggiato scaraventò fuori dalla finestra; su queste rocce i preti, cacciate le aquile di nido, vi educarono una schiatta d’eroi, eroi sì, ma del servaggio: qui seminarono le ceneri di Caino per raccogliervi larga messe di

  1. Martino diacono. Vedi la stupenda descrizione nell’Adelchi, tragedia di A. Manzoni.
  2. Stefano II.
  3. Stefano II.
  4. Giovanni XII.