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capitolo x. 11


No, non è così; camposanto ad un punto, e pantano; camposanto per ogni voce di virtù e di gloria, pantano agli stridi ribaldi e servili. Olh! questi odierni saturnali di abiettezza durano troppo; almeno nei saturnali antichi i servi comandavano un giorno; adesso corrono anni che il padrone sopporta la pessima delle signorie, quella degli schiavi.

Tre per tanto le tirannidi di allora, ed una servitù sola. In quale dei principi potevamo confidare? Aspidi tutti, uno peggiore degli altri; il casereccio, supremo in malignità. Due traditi testimoniarono di lui: uno, il Santarosa, morendo pose un libro per puntello tra la lapide e la bocca del suo sepolcro, onde questo aperto perpetuamente raccontasse la truce storia di colui che lo tradì; l’altro, che fu poeta, insegnò alle crescenti generazioni l’orrore di quel nome; infelice! Egli, sopravvissuto alla sua fierezza, disdisse l’ire; ma fece di più, il Berchet chiese perdono delle sue colpe e l’ebbe: a sè tolse la fama e non la diede altrui. Benedetta la morte! Deh! lascia, o morte, ch’io ti baci le mani quante volte chiudi il libro della vita di un uomo, e dopo avervi scritto in fondo Ne varietur lo consegni all’eternità. Dio mi guardi da turbare le ceneri nel sepolcro, fossero anche quelle di un re: la Espiazione pose custode di cotesta tomba la Pietà. Dove il gian Giustiziere ha percosso, l’uomo deve chinare