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capitolo x. | 67 |
potè, siccome avevano sperato, aiutarsi, ond’ella ad ogni momento per difetto di spalliera minacciava cadere riversa: sudavano entrambi dalla fatica, e più per la pena; allora Curio soffiando osservò:
— Non ci è rimedio; qui ci vuole proprio una seggiola. E sbirciato d’intorno, mira un carbonaio seduto sopra lo sporto della sua bottega: il carbonaio e la sedia parevano ricavati dal medesimo pezzo di ebano, tanto essi erano neri. Curio gli si accosta e gli dice: Alzati.
— E se non mi volessi alzare?
— Che m’importa che tu non voglia; basta che tu ti alzi e mi dia la seggiola.
— È matto.
— Senti, carbonaio, io non sono matto; ho bisogno della tua seggiola per trasportare quel povero garibaldino infermo, che miri là; lo portavamo a braccia, ma non si potendo attaccare a noi, ogni momento stava in procinto di cascare per di dietro; molto più che anche suo padre si regge a mala pena in piedi.
— Come così è, vengo io, rispose il carbonaio, saltando su e tirandosi dietro la seggiola, dove tosto riassettata la ragazza continuarono la via.
Filippo aveva contrastato per non cedere ad altri il trasporto della figliuola, ma poi ci si adattò dietro la osservazione di Curio, che reggendo lievemente il capo della figliuola per la nuca, le avrebbe im-