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capitolo x. 61


— Un giovane forse no, ma una fanciulla di certo sì, e questa è una fanciulla.

— E, tocco di disgraziato, in mezzo di strada la baciavi?....

— Silenzio, Curio, ella è mia figlia.

— Oh! tua figlia! E da quando in qua? Io non seppi mai che tu avessi moglie.

— E che bisogno ci era che tu lo sapessi? Quanto più preziosi i tesori, più si tengono nascosti. Adesso, ella mi ha abbandonato per vita migliore, almeno così mi giova sperare; però non le bastò il cuore di lasciarmi solo, e innanzi di morire mi pose sopra le braccia questa figliuola.

— Dimmi, Filippo, ed era bella cotesta tua moglie?

— Ella mi amava.

— Donde nasceva, dal popolo? dalla borghesia? Era gentilesca nei modi?

— Ella mi amava: l’amore ch’ella mi portava finchè visse, e che io portava e porto a lei, non ci lasciarono attendere ad altro. In vita, io la guardai traverso una contentezza che non era terrena, in morte traverso un pianto, che pur troppo è terreno: per indole, per sembianza, per affetto, questa mia creatura è tutta lei.

Curio mirò curiosamente la fanciulla e gli parve che non ci fossero sfoggi; allo improvviso, come vergognando degli inani propositi, usci fuori dicendo: