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60 | il secolo che muore |
sul corpo; però egli ha bene altro per il capo che pensare alle sue ferite; ha bisogno di sentirsi sano, e sano è; egli ha già ripreso a menare le mani contro i tedeschi.... a quest’ora si batte.... a quest’ora vince.
— Come, tu credi che costà si combatta e tu stai qui?
— Il generale Garibaldi in persona, saltò su a gridare Filippo avvampato nel viso... mi ordinò, mi pregò di condurre subito via questo fanciullo ed acconciarlo in qualche casa perchè si curi....
— È ferito?
— No, travagliato fieramente dalla terzana a cagione delle intemperie e della soverchia fatica; forse ci ha miscuglio di qualche altro malanno: almeno il medico del reggimento ne dubita.
— E s’è così, che ci stiamo a gingillare? Su, portiamolo all’ospedale.
— Gli è appunto allo spedale che io non lo voglio portare.
— E perchè?
— Perchè negli spedali è forza vedere e udire cose, delle quali la verecondia si offende.
— Filippo, che diavolo arzigogoli? Ai giorni nostri un giovanotto di diciassette anni ha da scandalizzarsi di quanto possa vedere o udire nello spedale, dopo esser passato per la trafila delle caserme e dei campi?