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capitolo x. | 59 |
meglio, diede di piglio alla boccia dell’acquavite, e sia lode al vero, ne mandò giù un gran sorso.
— Ah! mi sentivo proprio morire, sospirò restituendo la boccia a Curio: rinfrancato così, riprese:
— Curio, piglia il capo al ragazzo e tienglielo fermo con più grazia che puoi: ecco, adesso m’ingegnerò aprirgli le labbra e versarvi un po’ di acqua.... sta’ attento.... e fa’ adagio.
Certo fu più quella che gli versò sul petto, che nella bocca; pure cotesto refrigerio di acqua valse per fare aprire gli occhi all’infermo: e Curio allora, secondo l’usato costume, precipitoso interrogava Filippo.
— E adesso che almanacchi qui, con questo povero ragazzo?
— Vengo da Montesuello....
— Da Montesuello! Là dove è caduto morto il Garibaldi?
— Che morto! Accidenti a chi lo crede e a chi lo dice. Per Dio! non mi stringere il collo... Cario, non mi strozzare!
Difatti Curio gli si era avventato al collo, scaricando sopra di lui un turbine di baci.
— Neanche ferito? Assicurami che non è stato nemmeno ferito.
Ferito sì, ma gli è un nonnulla ... povero uomo! Ogni battaglia a cui si trova gli lascia il ricordo