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e Cugia, credo anche il Govone: sfolgorati dalle artiglierie, urtati dall’impeto dei cavalli, cotesti uomini prodi tennero fermo disposti in quadrati, in uno dei quali ebbe a ricoverarsi il principe Umberto, che, a detta de’ suoi commilitoni, in cotesto giorno fece il debito di soldato italiano: tutta la giornata essi contennero il nemico: vi ha chi assottiglia, anzi nega addirittura il merito a quei valorosi, perchè non fecero di più; ma a parere mio fu grande onore per loro tenere testa finche durò la battaglia contro un nemico potente di cavalli e di artiglierie, proteggere la ritirata del nostro esercito a sera, ributtando in atto di vincitore, piuttostochè di vinto, due volte gli austriaci, una volta a furia di cannonate, ed un’altra per isforzo di cariche di cavalleria.

Il corpo del generale Durando s’incamminò mattiniero verso le colline di Sona; la sua via doveva essere diritta fra Monzambano e Castelnuovo, senonchè il Cerale, che comandava la prima brigata, temendo dei cannoni di Peschiera, invece di andare in su, scese per la sponda del Mincio fino al Borghetto, dove incontrato il traino mosso per la medesima strada, lo fa ripiegare sopra se stesso mandandolo sottosopra; nè qui cessano gli errori del Cerale, che ripigliando la via per Castelnuovo s’inferra dentro certa via stretta e incassata, senza pigliare alcuna delle precauzioni che si costumano quando