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capitolo x. 47


servi Peschiera. Il Sirtori e il Brignone occupino le alture verso Sona. Ormai incaponiti nel supporre sgombro il paese, in mezzo del quale si avventuravano, comecchè prossimi ed in vista di due fortezze, procedono senza provvedhnento di possibile battaglia, anzi senza neppure confortare i soldati di cibo e di bevanda, sicchè parvero padri scolopi che menassero alla prima comunione gli scolari da ventiquattro ore digiuni, non già capitani soldati alla battaglia1: seguivano le salmerie condotte da gentame di scarriera, che stava al soldo degli impresari, capace di mettere lo scompiglio in casa del diavolo. Anche nelle passate guerre si ebbe a deplorare simile disordine; parecchi generali, e il capitano La Marmora in particolare, lo seppero, lo videro, e non ci rimediarono.

A questo modo procedendo, c’imbattemmo alla sprovvista nel nemico, col quale, appena visto, ci azzuffammo senza concetto di guerra, d’onde nacque un accapigliamento alla rinfusa, che di mano in mano ingrossando, per la strage diventò battaglia, per arte militare una baruffa: fu combattuto in tre gruppi, perchè in tre punti ci percossero gli austriaci con mosse di fianco; il primo sotto Villafranca, dove si trovarono il principe Umberto, Bixio

  1. Proprio così fu detto, da un soldato ferito, nell’Ospedale di Brescia.