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capitolo x. | 43 |
sussurrando lui non esser capitano comandante, bensì capo di stato maggiore: scusa come ingenerosa fallace, perchè se conosceva i comandi infelici, dovesse opporsi a spada tratta, o inascoltato risegnare lo ufficio: ed ho sentito anche spandersi la voce di poca connessione nello esercito, di salmerie disordinate e confuse, i quali difetti se furono, e taluni furono, non si dovessero attribuire a lai per lungo tempo ministro della guerra.
Quanto valga il suo emulo Cialdini ignoro, ma del La Marmora so tanto, che sul conto loro io posso in buona coscienza profferire il giudizio di colui, che avendo a scegliere fra due sonetti, lettone uno disse: stampate l’altro, che peggio non può essere. La emulazione di questi due soldati forse necessitò il comando supremo del re, onde in lui si smussassero i puntigli, e, se così fu, anco questo si ha da deplorare come sciagura.
Pareva dovesse essere studiato con diligenza il campo delle battaglie imminenti, però che sia naturale guardare bene il luogo dove abbiamo una volta battuto il naso; ma non fu così: procedemmo a casaccio sul terreno che intendevamo ricuperare; i tedeschi che non n’erano padroni lo conoscevano palmo a palmo, noi non avevamo imparato niente; l’esperienza delle patite sconfìtte era trascorsa via per le teste dei nostri condottieri, come l’acqua piovana per le doccionate, senza lasciarvi posatura.