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394 | il secolo che muore |
quando vedrò sorridere il mio primo bimbo, allorchè me lo attaccherò al petto per dargli il latte, io verrò a mettere una ghirlanda di fiori odorosi sopra la tua fossa E tu, mamma, perchè m’irridi? Certo, il tronco dell’albero reciso dalla radice non germoglierà mai più; ma dalle radici rimaste sotto terra sogliono uscire rampolli, che, a volta loro crescendo, saranno liberali di ombre e di frutti. I morti passano presto, o mamma mia, e quantunque voi porrete in opera ogni studio per non obliare i vostri, pure noi ci affacceremo di tratto in tratto al vostro spirito, mesta e cara memoria, mentre i viventi vi letizieranno continui di gaudio attuale: alle generazioni che cascano inaridite altre ne succedono verdi, foglie dell’albero della vita; così piacque a Dio. Di poca fede! mamma, io ti ammonisco a non dubitare... e sappi che l’ira del Signore contro la mia casa è sodisfatta; io sono l’ultima stilla del calice dell’amarezza; e sento che con la mia morte il terribile conto aperto lassù con la mia famiglia resta saldato... Consolatevi, adesso per voi altre incomincia la giornata del premio.
Il cuore della creatura umana, quantunque talvolta impietri, di granito non diventa mai, ed ancorchè lo diventasse, le rugiade dei cieli hanno virtù di penetrare nei suoi pori; tanto più la divina consolazione giunge a blandire co’ tepidi fiati l’anima nostra, comecchè intirizzita dal sido del