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capitolo xiv. 389


le acque gorgoglianti della fontana i singulti della madre le riportassero. Allora, non potendo proprio più reggere, si fece coraggio per dire alla priora che, per lo amore di Dio, le concedesse, almeno provvisoriamente, licenza di tornarsene a casa. Apriti cielo! Ella ebbe a sostenere uno scroscio di detti acerbi e di minacce, onde, smarritasi nell’animo, si ricovrò nella sua solitaria celletta, e quivi, abbandonatasi bocconi sul letto, pianse. Ma quale non fu mai la sua sorpresa quando nel di seguente la priora si fece a trovarla, e dopo un mondo di lisciamenti e di moine le domandò se avesse intenzione davvero di tornarsene in famiglia; e siccome Arria rispose: — Magari subito! — la priora la confortò a starsi di buon animo; prometterle si sarebbe messa coll’arco del dorso per farglielo ottenere; potersi permettere a lei quello che si negava alle altre, in vista delle sue virtù, obbedienza, ecc.: — qui da capo di caccabaldole un monte; — procurasse frattanto di rimettersi in salute per poter reggere alle fatiche del viaggio, e poi se ne riparlerebbe. Arria, sentendosi tutta racconsolata, fece quanto stava in lei per ripigliare un poco di balla, e ci riusciva, che anche sopra le infermità disperate l’animo soddisfatto può molto, e quando le parve sentirsi meglio ne tenne motto alla priora, la quale le condusse il medico. Questi, visitatala prima con molta diligenza, sentenziò che il mutamento dell’aria