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capitolo xiv. 375


Quando, dopo un tempo ben lungo, si svincolarono, si accorsero che il vetturino era sparito: ecco perchè il galantuomo non voleva fare a fidanza con la luce; costui rubò i panni alla povera Arria, sicchè ella tornò ignuda nella casa donde era uscita provvista di ogni bene di Dio. Isabella, fuori di sè per la contentezza, non pensò alla valigia; Arria molto meno, tutta sossopra per la piena degli affetti. Ora, mentre la madre saliva le scale al buio, la figliuola le traeva dietro interrogando:

— E babbo come sta?

— Babbo! non ha più dolori....

— E di Eponina si hanno notizie?

— Sì.

— E sta bene?

— Bene.... ma tu che hai, che salisci a stento?

— Sono stracca, rifinita dal viaggio....

— Poverina! farò adagio.

— Mamma.... mi daresti un po’ braccio.

— Magari! Porgimi la mano Misericordia!

come sudi? Ti senti male?

— Mamma! mamma! reggimi.... casco. Isabella lì pronta, prima a sorregerla, poi ad assettarla quanto più potè soavemente sopra gli scalini, e le asciugò il sudore, e co’ più dolci nomi si diede a chiamarla. Dopo pochi momenti Arria con voce fioca riprese a dire:

— Non ti spaventare, mamma, sai! È stato un