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capitolo xiv. | 373 |
della risurrezione. Maligna! Anche sulle fosse dei morti tu drizzi il paretaio per agguantare i vivi.
Le povere donno passavano i giorni desolate; non si attentavano favellare a voce alta per paura che la disdetta passando per là non le avvertisse tornasse a flagellarle: per tema di recarsi fastidio, rade si ricambiavano le parole. Tanto è peritoso lo infortunio! Sostegno unico della vita squallida la speranza che Arria, Curio e Filippo vivessero: di certo sapevano che non erano morti.
Una sera, mentre Isabella attendeva a ricamare ed Eufrosina ad intrecciare cordoni, fu udito sul pianerottolo delle scale un giuramento, che non importa riferire, seguitato da queste parole:
— Se per andare in paradiso mi toccherà a salire altrettanti scalini, gli è bella e risoluta; io rimango a mezze scale. Ohe, di casa! fate lume. Ci è una signora Isabella? Una signora Onesti? O mira un po’ dove va a ficcarsi l’onestà! In una soffitta sotto ai tegoli.
Isabella a coteste parole si rimescolò tutta, e fattasi di corsa sull’uscio, cavò il capo fuori domandando:
— Che volete?
— Ecco qua, ho portato in vettura fin qui una donna, che si dice vostra figliuola, la quale mi ha ordinato di salire ad avvisarvi del suo arrivo; dunque venite a pigliarvela.