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capitolo x. | 39 |
resta soldati con la tara del cinquanta per cento, ma sempre soldato; la ferita mortale ho ricevuta qui nel cuore... io ne morrò... e mi piace morire.
— No, voi dovete vivere per gli amici, per li patria...
— Per la patria? Rammenta Curio, che io t’ho detto ch’io non piangeva per me. In vero io piansi per l’onore militare perduto, per la patria, dopo tanta speranza, scaraventata nella ignominia; piansi sopra tanto lume d’intelletti divini diffuso invano; piansi sul sangue di tanta brava gente sparso per ribattezzare l’antica servitù. . Ah!
— Ma che sia proprio vero, ch’io abbia a vedere la fine della mia povera Italia?
Il maggiore chiuse gli occhi, e singhiozzò; Curio continuava:
— Il popolo non ha dato vite, danaro e tutto quello che aveva? Il popolo non diede armi, navi, Provincie?... Chi è lo sciagurato che si è preso tutti questi tesori e li ha buttati via, come fanno i ragazzi con le piastrelle sull’acqua... tre, quattro guizzi per gioco, e poi giù in fondo per sempre.
— Cause occulte e rimote, onde accadde questo, figliuolo mio, ci hanno ad essere, anzi ci sono, ma a me non è dato indagarle, nè mi gioverebbe esporre; le prossime sì, e te le dirò, perchè tu ne faccia senno. Voi giovani veniste al mondo in tempi brutti; la urgenza del male non lascia campo ai