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letargo, aperse gli occhi, e vistosi innanzi il dottor Taberni, fattogli cenno col dito di appressarsi, a lui con un filo di voce gli favellò:

— Dottore, avete mai conosciuto uomo più ricco di mali di me?

— Certo, quegli rispose, grandi, anzi infinite furono le sventure vostre.

— Ebbene, io ne patisco un’altra, la quale mi travaglia sopra tutte, ed è questa. Io non credo che il nostro Dio, come i Numi del paganesimo, pigli a schiantare a colpi di saette i figli di Niobe; e poi io non mi ricordo avere offeso Dio; quindi io non mi posso capacitare che una Provvidenza buona e giusta possa acconsentire che la sua creatura venga straziata fino alla disperazione. O non ci è, e buona notte; ovvero ci è, e allora non sapendo o non volendo provvedere, io la compiango.

— E chi compiangete?

— La Provvidenza, rispose Marcello, e chinato il capo sul petto non disse più nulla.

Marcello, come lo zio, fu trovato morto nel letto. La Provvidenza, nel cessare i suoi affanni, si mostrò vereconda. Isabella contemplò il cadavere del diletto compagno della sua vita senza lacrime, e come donna eletta dal fato a superare la Madonna dei sette dolori; e pur troppo le marmette nel campo santo col motto dolor arrivate fino a quattro,