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capitolo xiv. 367


tanto da tirarsi innanzi a Milano. Il pietoso che mi sovvenne, fin qui rimase ignorato.

— Per lei, per me no; io lo conosco da un pezzo.

— Voi?

— Già, io: ma dirò di più, lo conosce anche lei, e forse più lei di me. Lo ignoto benefattore sa ella chi fu? Fu la Compagnia dei gesuiti, la quale non essendo riuscita a farla ammazzare, operò a cotesto modo per levarla da Brusselle, per paura, che, dai dai, le sue strida non giungessero a movere il popolo a compassione. Ci fa sapere il Machiavelli che i francesi, ai suoi tempi, dove non arrivavano con l’astutezza, ci aggiuntavano un palmo di ferro. I gesuiti, al contrario, dove lo stiletto si trova corto, ci appongono una coda, due code, cento code di volpe.

Ed ora apriamo un po’ l’orologio e speculiamolo dentro per vedere come abbiano girato le ruote; il giorno che tenne dietro a quello in cui la marchesa di Grappigny ebbe sfidata Isabella, il reverendo padre Candido chiamava in cella la marchesa, e quivi, dopo averle rinfacciata la indebita ritenzione dell’anello della signora Isabella, tali parole vi aggiunse sotto voce, soavemente come il filo del rasoio penetra nella carne, che ella, che pure era proterva, si accartocciò tutta, e genuflessa