Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore II.djvu/360

362 il secolo che muore


quasi lumbrichi per le fosse: gli occhi ardevano sempre di luce sinistra, sicchè se mai fosse venuto a smorzarsi il fuoco dello inferno, io per me credo fermamente che il diavolo lo avrebbe riacceso a cotesti occhi. Ahimè! A quel fiasco bisognava pur bere. Con voce quanto più seppi umile la chiamai: Signora! Ed ella senza neanche voltarsi, acerba rispose: Chi siete? che volete? Io le apersi il desiderio di conferire con esso lei. Ed ella da capo arrovellata: aspettate che abbia fatto le mie devozioni: orò, si comunicò, tornò di nuovo ad orare; per ultimo mi disse: venitemi dietro; e così ci riducemmo in un angolo remoto della chiesa, dove io, dopo averle narrato la compassionevole storia la richiesi di consiglio e di aiuto. Strana cosa, se togli la mia buona albergatrice, la provai unica fra tutte le donne di Brusselle a non darmi torto per le mie premure nella ricerca della figlia, ma nel medesimo tempo mi palesava le difficoltà quasi insuperabili per riuscire nel mio intento. Io la supplicai con tutte le viscere a tentare ogni via, ed aggiunsi che per attestarle la mia riconoscenza le avrei donato l’anello che io teneva in dito. Ciò udendo ella mi acciuffò la mano ed esaminato bene il diamante, come persona perita esclamò: certo una coppia di mila franchi può valere! — Ne costava tremila e più, ma poco rileva. Allora, al fine di gratificarmela maggiormente, glielo prolfersi: lo