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38 | il secolo che muore |
soldato bravo quanto piacevole e arguto, amico grande di casa, quasi parente diletto; gli fu accanto di un salto; già lo avevano medicato; adesso se ne stava come assopito, eccettochè il dolore lo costringeva di tratto in tratto a far greppo con le labbra, donde però non usciva gemito alcuno. Vistolo in cotale stato, Curio maledisse alla sua avventatezza, e per tema di sturbarlo rimase immobile così, che la moglie di Lot, quando diventò di sale, a petto a lui non ci sarebbe stata per nulla. Ora a poco a poco due grosse lacrime formatesi nel cavo degli occhi del maggiore, sgorgano fuori, e dopo essere rimaste per alcuno spazio di tempo penzole alle sue palpebre come diaccioli ai merli di una rocca, gli cascano giù per le gote; e sembra che il mìggiore se ne spaventasse, perchè di subito spalancò gli occhi quasi per trattenerle e per impedire che altri le vedesse, ma nè ei le trattenne, nè potè impedire che altri le vedesse, e Cario accostando il suo volto al volto del soldato con due baci gliele bevve, mentre vinto dalla passione, egli stesso proruppe in pianto, e lo bagnò con le sue.
— Non piango per me, sai; quantunque io senta che non ce la caverò liscia...
— Dio, non me lo dite! Come state? Dove siete ferito?
— Una scheggia di mitraglia mi ha fracassato il braccio; ma con un braccio di meno si vive; si