Pagina:Guerrazzi - Il secolo che muore II.djvu/355


capitolo xiv. 357


fede alla parola, altrettanto l’ho cresciuta al bistorì; ed ora andiamo innanzi nel nostro racconto.

La signora Isabella proseguendo disse: — Non potendo tenere dietro a tutte le mie figliuole, mi proposi seguitare le traccie di Arria, come quella che a mio credere correva maggior pericolo di perdizione: provvista di lettere commendatizie mi condussi a Parigi; costà, in vista di tastare il terreno attesi a vedere subito le persone alle quali mi avevano raccomandata; ell’erano magistrati, avvocati, banchieri, mercanti e soldati o vecchi riposati o giovani sotto le bandiere; esposto il caso, tutti, ma principalmente gli ultimi, e i giovani più dei vecchi, ad una voce affermavano difficilissimo l’esito della mia richiesta; anzi stupire come io italiana e cattolica ci potessi insistere; non sapersi persuadere che una madre credesse adempire il suo dovere e dare prova di amore alla figliuola attraversandole la strada onde ella si riducesse in luogo di salute. Ahimè! Quanto ci riesce insopportabile la stolta beghineria sopra la bocca francese, usi come eravamo da un secolo e più a sentirci sonare la stolta empietà! Ottanta anni fa correva l’andazzo in Francia rinnegare Dio1 e tutto il

  1. È noto come Luigi XVI, udendo eletto all’arcivescovato di Parigi un ateo, levando le mani al cieio esclamasse: — Signore! almeno l’arcivescovo dì Parigi dovrebbe credere in Dio. — Tutti gli storici riportano il fatto. V. Thiers, Storia della Rivoluzione di Francia.