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capitolo xiv. 351


dell’amore, nel secondo l’esperò; stella benigna sempre. Ponete mente, le donne più di tutti delirarono per le credenze antiche, e più che tutti insanirono per le nuove: esse non sanno distinguere nulla, ne vogliono; tanto vale per loro la barba del cappuccino, quanto la onnipotenza di Dio. La fede che nella religione precedente alla nostra esse avevano di potere diventare oggetto di tenerezza per gli Immortali, Giove compreso, le faceva andare in visibilio: che importava lo infortunio di Semele? Tutte, veruna esclusa ne eccettuata, avrebbero eletto di stringere nelle proprie braccia il Tonante, vederlo nella terribilità della sua gloria e poi restare incenerite. ch’egli è poi il caso di Dafne lacrimabile davvero? Se le sue membra diventarono alloro, le fronde di questo albero furono e sono onore d’imperatori e di poeti. Se le donne si staccarono dai numi antichi e vennero ai nuovi, e’ fu perchè amore più veemente le vinse: piacque Cristo, bellissimo di forme terrene, spiranti misericordia ed immensa pietà: la tenerezza da lui sentita e dimostrata pei pargoli gli attirò i cuori delle madri: la Maria di Magdala perdonata, l’adultera preservata dalla lapidazione, la Samaritana salutata sorella fecero sì che in lui confidassero quante donne, aborrita la presente abiezione, volessero rigenerarsi e in lui sperassero unicamente per tornare a parte della famiglia e del consorzio umano puri-