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348 | il secolo che muore |
voglio, ne mi rimuoverò di qui finchè la non mi venga restituita.
— La non si alteri, cara sorella, l’ira guasta la salute, e poi è peccato mortale. Io le renderei con tutto il cuore la Crocifissa, ma non posso.
— E perchè non può?
— Perchè la Crocifissa non si trova più in questo ricovero.
— Ohimè! E come non ci è più Arria?
— Questo apprenderà dove si compiaccia leggere una seconda lettera che la nostra diletta figliuola in Cristo, Maria Crocifissa, scrisse prima di partire, appunto per lei.
— Io per me credo che il supplizio del pillottamento non giunga a pezza quello che pativa io; sentiva le goccie dell’olio ardente cadérmi addosso ad una ad una ed abbruciarmi le carni; — una lettera — due poscritti — un inno sacro — una seconda lettera.... ne volete di più? La lettera, eccola qua.... con questa, insomma, mi dice che, per sospetto di trovarsi attraversata nella sua vocazione, aveva risoluto partirsi per Parigi, e quivi nella casa centrale delle suore di carità terminare il suo tempo di prova. Allora non conoscendo più ritegno diedi in escandescenze: — menzogne coteste, urlava da spiritata, Arria là dentro; la seconda lettera scritta allora allora; essermi accorta pur troppo, da una carrozza uscita dal palazzo della marchesa X,