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capitolo xiv. | 331 |
Avendo il dottore volentieri acconsentito ai desideri dell’Isabella, entrambi si ridussero dentro una cameretta, dove la donna, poichè si ebbe asciugati gli occhi, e tratto qualche sospiro incominciò così:
— Voi avete a sapere, come innanzi che la misera Eponina avesse abbandonato la casa paterna, io, nonostante che Curio si fosse posto immediatamente alla ricerca di lei, deliberai seguitarne a mia volta le tracce, mossa a ciò dal debito di madre, e pei conforti del mio marito Marcello: una cosa mi teneva in forse, ed era di lasciare Arria in balla di se stessa. Certo, non ve lo nascondo, il pensiero del pessimo effetto sortito dalle cure indefesse per la buona educazione dei miei figliuoli mi aveva buttato per la terra, ma ciò mi porgeva argomento di raddoppiarle, non già di smetterle; quindi mi decisi di confidarla alla signora Claudia...
— Vale a dire a pigliare il lupo per pecoraio.
— Come! Non è persona dabbene la signora Claudia?
— Anzi prelibata; ma ai conti vecchi diamo di frego, e addio, che di storie antiche io non sono vago; fatto sta che, o per saldare i debiti antichi, o per quale altra causa la signora Claudia, smessa ad un tratto la vita galante, si è data da parecchio tempo a coltivare, operaia zelantissima, la vigna della Compagnia di Gesù.
— Guardatevi, dottore, dai giudizi temerari, per-