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Capitolo XIV.
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Sarebbe stato studio proprio degno del pennello del Rembrandt. Marcello era solo dentro una stanza, e se ne stava seduto sopra un seggiolone a bracciuoli; la mano destra gli cadeva giù pendula; con la manca si agguantava il mento, perchè non gli cascasse interamente sul petto.
La massa della luce che pioveva giù dall’abbaino praticato nel soffitto colpiva in pieno il cranio calvo di lui; imperciocchè il dolore dove passa peli più dell’acqua bollente.
La faccia china restava nell’ombra; e, ahimè, qual faccia! Anche qui la sventura, essendosi compiaciuta a modellarla secondo il suo fiero talento, in un attimo l’aveva tramutata così, che della sua prima forma non n’era rimasto tratto.