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capitolo xiii. | 325 |
ma questa santa ho visto e conosciuto io.
Quanto amore sprecato indarno! Ma Dio manda le sacca a chi non ha grano: veramente questo proverbio non porge buona testimonianza della provvidenza divina; che volete ch’io ci faccia? Il proverbio dice così.
La povera Natalizia non potè sopravvivere alla sua signora; la distrusse il non consolabile affanno: ebbe sepoltura nella fossa allato di Eponina, e su la fossa anch’ella il suo pezzo di marmo col motto: «Dolor!»
O fiori di primavera nati appena, abbattuti dalla falce: veruno si accorse della vostra nascita come veruno della vostra morte, eccetto il pietoso che vi coprì di terra. Voi qui giacete polvere indistinta ma lassù in cielo. Dio, che chiama a nome la moltitudine immensa delle stelle, serberà (così giova sperare) ad ognuna di voi, povere anime, mente consapevole, e luce, ed affetti. Poesia! Poesia! mi urla nelle orecchie, da levarmi di sentimento, una femmina con le chiome scarduffate, cinta intorno alle tempie con le vipere di Medusa e i pampini della baccante. — Poesia! grida costei furiando insanita per terre e per castelli, come lo schiavo libero per un dì dalla catena pei lupercali a Roma. — Poesia! schiamazza agitando una fiaccola fumosa atta ad ardere, non già ad illuminare... Bene sta;