Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
capitolo xiii. | 315 |
recchi, di cui uno che pareva essere il sopracciò, appressatosi alla signora Isabella, prese a favellarle di questo tenore:
— Che recapito si ha da dare a questo corpo?
— Io vorrei trasportare questa mia figliuola a Milano per seppellirla allato ai suoi parenti.
— Ciò va d’incanto, ma quando ha da essere così, non ci è da perder teinpo, perchè in primis conviene ricorrere alla autorità governativa per la debita licenza; poi è mestieri mettersi in regola con l’autorità amministrativa circa la tassa da pagarsi pel trasporto del cadavere; inoltre bisogna intendercela con l’autorità sanitaria per condizionarlo a dovere nelle casse di uso, delle quali due di legno ed una di zinco; per ultimo occorre pigliare appuntamento con l’autorità delle strade ferrate, la quale, come vedrete, non vorrà assumere l’incarico di trasportarlo se non di notte col treno merci; sicchè voi potete da per voi stessa comprendere che per fare tutte queste cose presto e bene, ci vogliono gente e quattrini.
Isabella senti stringersi il cuore, perchè, venuta via in fretta da Milano, poca moneta aveva portato seco, e quando pure se ne fosse partita ad agio, dove procurarsene maggiore non avrebbe saputo; però che la sventura si era compiaciuta di ridurre al verde cotesta povera famiglia di ogni sostanza, come in breve mi toccherà a raccontare; mentre